Lo Stato italiano: giudicato sulla base della presunzione di pregiudizio, la superiorità del "credo".
Bo. 19. 10. 14
Lo Stato italiano: giudicato sulla base della presunzione di pregiudizio, la superiorità del "credo".
Pare che la curia vescovile si sia presa una gran cura nel decidere cosa è ammesso fare nella società civile, fondata sulla libertà democratica limitata.
Nulla di più coercitivo del pensiero, un tribunale delle idee che dice cosa non si deve classificare, nè riconoscere come frutto della società naturale.
Che i Vescovi italiani siano non solo conservatori della prerogativa pregiudiziale della Religione di Stato, lo sanno tutti in Europa, per i trascorsi storici, come il rifiuto di riconoscere l'Italia come Stato Monarchico e Parlamentare.
Lo Stato pontificio ha riconosciuto l'Italia solo quando, con un colpo di mano repentino, ha disconosciuto la nobiltà, con l'ambizione di controllare l'Italia per mezzo della cultura clericale, che tende a divinizzare la popolazione, manipolandola e sottoponendola a riflessi condizionati, cioè falsi rispetto alla realtà.
Identica procedura, con criteri opposti, la applicano tutte le ideologie, la manipolazione o riflesso condizionato, rispetto alla realtà naturale e sociale.
Dal punto di vista storico alcune manifestazioni di dissenso e di rifiuto di costumi sociali ritenuti iniqui e sentiti come ingiusti, tende ad aumentare, quando quei costumi e quella cultura è piena di contraddizioni negative per la società umana, come dimostra la storia del Medioevo Europeo, con i scismi, le riforme e le scoperte.
La religione come pratica quotidiana ha il difetto di annullare la memoria storica e famigliare, come quella sociale quando può dominare in senso assoluto sulla società.
Il punto centrale del problema è che la religione cattolica non nasce in Italia, si sviluppa in Italia e viene usata da un Imperatore "divinizzato", contro i malcostumi religiosi sempre maggiori, oggi comparabili anche al gioco d'azzardo.
La nobiltà in Italia non ha mai avuto il carisma e la funzione degli altri Stati Europei, in Italia vi è sempre stata una aristocrazia opposta ad una signoria, il cui arbitro illegittimo era la sacra Chiesa dell'Impero Romano, nella sua forma gerarchica più semplice, vinceva la famiglia aristocratica o la signoria più forte dell'Italia per la conquista del titolo di Papa.
Oggi diversamente sembrano configurare la Religione, non tanto come cultura della popolazione, ma come cultura di uno Stato economico con interessi mondiali, 1/7 mo della popolazione, contro i 3/7 delle altre religioni e filosofie.
Se i vescovi pensano di esercitare la funzione religiosa negando quella sociale e naturale della popolazione fondata sulla Stato Democratico e Repubblicano, unico principio delle Libertà, Limitate e relative, allora commettono un errore di posizione.
La loro autonomia è di principio ed in alcun modo riguarda coloro che nella società non sono dei praticanti cristiani, e tale deve rimanere come ambito, quindi non hanno diritto di confronto sul piano politico.
Il principio naturale è più che sufficiente a non creare confusione nel classificare le situazioni ed i rapporti dal punto di vista della cultura tecnico scientifica naturale: la classificazione della realtà deve essere eguale per tutti sulla base delle Leggi della natura verificate in modo inequivocabile.
Il Matrimonio è la definizione della specifica relazione uomo-donna.
Le unioni famigliari sono tutti i rapporti che non rientrano nel matrimonio tradizionale, di costume della società clericale italiana, e della politica clericale, che impropriamente abusa dell'autorità di celebrare matrimoni ed unioni, che dovrebbe essere della magistratura per il principio di rispetto della giustizia tra i due contraenti, che siano uomo-donna, o uomo-uomo.
Ora e sempre-X- Legio--Italiana --d'Europa.
Lo Stato italiano: giudicato sulla base della presunzione di pregiudizio, la superiorità del "credo".
Pare che la curia vescovile si sia presa una gran cura nel decidere cosa è ammesso fare nella società civile, fondata sulla libertà democratica limitata.
Nulla di più coercitivo del pensiero, un tribunale delle idee che dice cosa non si deve classificare, nè riconoscere come frutto della società naturale.
Che i Vescovi italiani siano non solo conservatori della prerogativa pregiudiziale della Religione di Stato, lo sanno tutti in Europa, per i trascorsi storici, come il rifiuto di riconoscere l'Italia come Stato Monarchico e Parlamentare.
Lo Stato pontificio ha riconosciuto l'Italia solo quando, con un colpo di mano repentino, ha disconosciuto la nobiltà, con l'ambizione di controllare l'Italia per mezzo della cultura clericale, che tende a divinizzare la popolazione, manipolandola e sottoponendola a riflessi condizionati, cioè falsi rispetto alla realtà.
Identica procedura, con criteri opposti, la applicano tutte le ideologie, la manipolazione o riflesso condizionato, rispetto alla realtà naturale e sociale.
Dal punto di vista storico alcune manifestazioni di dissenso e di rifiuto di costumi sociali ritenuti iniqui e sentiti come ingiusti, tende ad aumentare, quando quei costumi e quella cultura è piena di contraddizioni negative per la società umana, come dimostra la storia del Medioevo Europeo, con i scismi, le riforme e le scoperte.
La religione come pratica quotidiana ha il difetto di annullare la memoria storica e famigliare, come quella sociale quando può dominare in senso assoluto sulla società.
Il punto centrale del problema è che la religione cattolica non nasce in Italia, si sviluppa in Italia e viene usata da un Imperatore "divinizzato", contro i malcostumi religiosi sempre maggiori, oggi comparabili anche al gioco d'azzardo.
La nobiltà in Italia non ha mai avuto il carisma e la funzione degli altri Stati Europei, in Italia vi è sempre stata una aristocrazia opposta ad una signoria, il cui arbitro illegittimo era la sacra Chiesa dell'Impero Romano, nella sua forma gerarchica più semplice, vinceva la famiglia aristocratica o la signoria più forte dell'Italia per la conquista del titolo di Papa.
Oggi diversamente sembrano configurare la Religione, non tanto come cultura della popolazione, ma come cultura di uno Stato economico con interessi mondiali, 1/7 mo della popolazione, contro i 3/7 delle altre religioni e filosofie.
Se i vescovi pensano di esercitare la funzione religiosa negando quella sociale e naturale della popolazione fondata sulla Stato Democratico e Repubblicano, unico principio delle Libertà, Limitate e relative, allora commettono un errore di posizione.
La loro autonomia è di principio ed in alcun modo riguarda coloro che nella società non sono dei praticanti cristiani, e tale deve rimanere come ambito, quindi non hanno diritto di confronto sul piano politico.
Il principio naturale è più che sufficiente a non creare confusione nel classificare le situazioni ed i rapporti dal punto di vista della cultura tecnico scientifica naturale: la classificazione della realtà deve essere eguale per tutti sulla base delle Leggi della natura verificate in modo inequivocabile.
Il Matrimonio è la definizione della specifica relazione uomo-donna.
Le unioni famigliari sono tutti i rapporti che non rientrano nel matrimonio tradizionale, di costume della società clericale italiana, e della politica clericale, che impropriamente abusa dell'autorità di celebrare matrimoni ed unioni, che dovrebbe essere della magistratura per il principio di rispetto della giustizia tra i due contraenti, che siano uomo-donna, o uomo-uomo.
Ora e sempre-X- Legio--Italiana --d'Europa.
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