La classe dirigente Italiana, nell'Europa.

Bo. 25. 10. 14
La classe dirigente italiana, nell'Europa.

Alla fine della seconda guerra mondiale, in Europa, i vincitori ed i sopravvissuti alla sconfitta  sono diventati consapevoli che la popolazione ignorante è facile preda della manipolazioni, e la povertà è la miccia che fa scoppiare le rivolte.
Consapevoli di poter contare sullo sviluppo tecnico si rendeva necessaria garantire a tutti una condizione minima di sopravvivenza economica, una cultura ed una salute.
Le regole erano fin troppo chiare, reddito di cittadinanza, assistenza medica e scolarità minima sufficiente a garantire oltre la soglia del saper scrivere.
L'Italia è il Paese più controverso, vince la Chiesa di Stato, ovvero i cristiani cattolici, esterna alla società italiana fino al 1930 circa, la quale non è certamente la più preparata ad affrontare la direzione della società, deve perciò avvalersi dei contributi Monarchici e fascisti, contro l'ideologia comunista.
Il conflitto sociale e politico trasforma l'assetto istituzionale del paese, con le necessarie garanzie richieste da Inglesi ed Americani a realizzare una società di tipo Democratico con libere elezioni.
La coalizione sociale vede la nobiltà, gli ex fascisti ed i clericali da un lato, comunisti e socialisti con Repubblicani e gruppi come Giustizia e Libertà dall'altro.
La formazione del nuovo Stato Italiano è improntata sull'accentramento dei poteri e sul carattere monopolistico, sia privato, ma sopratutto di Stato, di alcune imprese privilegiate pregiudizialmente che il Piano Marshall in Italia riesce a contrastare estendendo le tecniche anche ad altre imprese.
Il Piano Marshall ha un duplice effetto: riavviare l'attività economica industriale sviluppandola ed estromette in tal modo una parte dell'economia  fascista e della Nobiltà, in questa trasformazione il ruolo degli immigrati italiani in America potrebbe essere stato rilevante, come quello dell'Inghilterra.
Lo Stato italiano che viene rifondato sulla base della Costituzione come atto di rinascita sociale è opera di persone rimaste ai margini della società, costretta a molte difficoltà e priva di riferimenti concreti di carattere democratico.
Il Risultato dei due principi opposti, la sacralità della Chiesa e l'ideologia del proletariato come "masse" sociali che non tanto hanno dei diritti, ma che hanno l'ambizione smodata ed incompetente di dirigere la società, riflettono la mancanza di un ruolo privilegiato dello Stato come garante delle libertà  e dei diritti di tutti, come della condizione di scolarità, assistenza sanitaria ed economica.
Non vi sono molte alternative in una società sottoposta a rigidi controlli sociali che non permettono uno sviluppo economico libero, ma condizionato da veti politici e decreti legge che intralciano la libera iniziativa, senza un previo benestare dei dirigenti politici clericali.
Non esiste una classe sociale di imprenditori,fondata sulle tecniche innovatrici, ma poche società controllate, come non esiste una dialettica culturale vivace e libera, condizionata da schemi politici rigidi.
Nonostante le difficoltà anche in Italia la libera impresa comincia a decollare assumendo lentamente un ruolo sempre maggiore nell'economia, confinata dentro lo schematismo delle ideologie radicali, come sono tutte le ideologie, anche se con facciate diverse.
Il distacco con l'Europa si approfondisce per la scarsa decisione a fare degli obiettivi della società europea anche obiettivi italiani.
Al posto del reddito di cittadinanza compare la cassa integrazione, che pone sotto stretto controllo ideologico  ed economico i lavoratori, la scuola nella quale viene imposta la religione cattolica come insegnamento di Stato obbligatoria fino ad una certa età,ed infine la sanità pubblica come veicolo dell'affermarsi di una caratteristica culturale del Cattolicesimo, con l'inserimento privilegiato di praticanti la fede o fedeli della chiesa cattolica.
Infine le prerogative pregiudiziali dei deputati, come casta di intoccabili, che li separa dalla società e li debilita nelle lor funzioni democratiche.
La mancanza di una classe dirigente industriale consente alla varie componenti ristrette della cultura politica minimalista,  l'affermarsi di una centralità dello Stato economico come unico ed assoluto monopolio della ricchezza della società nei settori principali dell'economia e dello sviluppo sociale.
Ora le condizioni sono cambiate radicalmente, ma non esiste la consapevolezza del ruolo degli industriali, a causa di una disinformazione esercitata dalle pressioni dei monopoli economici ed ideologici, per ridurre la classe degli industriali e dei lavoratori  tutti, a strumento dei loro interessi particolaristici e non di quelli del paese.
Ora e sempre..X--Legio Democratica Italiana --d'Europa.

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